
Pubblicato in News - 14-04-2022
Gli Esports alle prossime Olimpiadi?
Siamo sempre più davanti ad una svolta epocale? Gli ultimi 15 anni hanno visto la crescita e il proliferarsi con sempre più insistenza dei videogame, meglio noti come Esports. Il boom che caratterizza gli sport elettronici è stato piuttosto repentino in termini di pubblico ed introiti, tanto da superare la soglia del 100% annuo. Per tale ragione il CIO, Comitato Olimpico Internazionale, ha preso in esame la proposta avanzata dagli analisiti e milioni di fan esportivi di tutto il mondo, di introdurre gli Esports come disciplina olimpica nelle prossime olimpiadi di Parigi del 2024.
Tuttavia la situazione non è così semplice come può sembrare, di fatti non mancano le voci e i pareri discordanti di coloro che non vogliono gli Esports alla prossima edizione delle Olimpiadi, in quanto non considerati da questi come sport veri e propri. Dall’altro lato però vi è anche chi è favorevole a questa iniziativa. Tanto è vero che lo scorso febbraio è stato siglato un protocollo d’intesa tra il CONI e il Comitato promotore E-sports Italia, finalizzato a favorire l’avvicinamento tra videogame competitivi e sport tradizionali.Sebbene vi siano segnali di avvicinamento tra le parti, lo stesso CIO, ha recentemente diffuso l’agenda “2020+5”, all’interno della quale ha però espresso la volontà di non avere intenzione di integrare i giochi facenti parti della categoria MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) e sparatutto. Questo è stato fatto per evitare contaminazioni da parte di quei giochi che non rientrerebbero nella categoria sport, in quanto l’intento sarebbe di un’eventuale apertura che dovrebbe coinvolgere solo ed esclusivamente le varianti virtuali di vere e proprie discipline sportive.
L’inclusione degli esports all’interno delle
discipline olimpiche comporterebbe anche alcune difficoltà logistiche. In molti
paesi, per esempio, i pro-player non sono ancora riconosciuti dalla legge come
veri e propri atleti, e questo potrebbe comportare difficoltà e lungaggini per
ottenere i visti necessari a disputare le Olimpiadi in altri paesi. Dunque appare chiaro
che la situazione è complessa e di non facile risoluzione, poiché se da un lato
il CIO si dichiara disponibile ad un’ipotetica apertura, che però si
limiti solo all’apertura alle sole discipline sportive virtuali, dall’altra vi
sono i sostenitori e le grandi community di players, che non ci stanno, e che
perderebbero una grossissima fetta di giocatori dediti alle categorie
sopracitate. Staremo a vedere cosa accadrà e se si troverà un punto d’incontro,
certo è, che un rapporto di convivenza o un connubio tra sport tradizionali e
gli esports, non potrebbe che giovare ad entrambi, in quanto i primi non perderebbero d’interesse nelle fasce
demografiche più giovani, e i secondi troverebbero quella legittimazione
culturale oltre che commerciale di moltissime persone che ancora oggi li guardano
con sospetto.



