
Pubblicato in News - 23-09-2022
Oriente contro Occidente: le differenze dei due emisferi nel mondo degli esports
Anche se la storia dei videogiochi ha avuto inizio nelle Università e nelle sale Arcade americane, quando si tratta di gioco competitivo le squadre asiatiche tendono a piazzarsi sempre in cima alle classifiche. Oggi andremo a vedere come mai c’è una così grande differenza tra Oriente ed Occidente in tema di competitività.
La differenza nella cultura popolare
Per quanto le sale Arcade negli anni ‘80 e ‘90 fossero molto popolari tra i giovani occidentali i videogiochi hanno dovuto attendere diversi anni prima di entrare a tutti gli effetti nella cultura di massa; nonostante la diffusione capillare, l’intrattenimento videoludico è sempre rimasto ai bordi degli interessi dei grandi media che si sono focalizzati su altri settori come sport, cinema e musica.
Al contrario in Giappone, Cina e Corea del Sud gli sport virtuali si sono inseriti rapidamente nella cultura delle nuove generazioni grazie all’evoluzione delle sale Arcade in PC Bang, ovvero internet cafè pensati per permettere ai clienti di affittare i computer per giocare; questo businessha avuto un grande successo anche perché ha permesso a quei giovani che non avevano un PC a casa di provare questo nuovo tipo di intrattenimento.
Oltre alle strutture dedicate, in Asia sono state create diverse competizioni nazionali supportate e pubblicizzate dai media tradizionali. Questo haconsentito anchealle generazioni meno giovani di scoprire gli esports e di comprendere questo nuovo fenomeno.
A causa del grande riscontro sociale, la Corea del Sud ha addirittura creato un organo statale per regolamentare gli esports: KESPA. Il riconoscimento da parte del governo ha dato legittimità a questo sport sin dagli anni 2000.
Di conseguenza i giocatori asiatici hanno potuto contare su infrastrutture e regolamentazioni solide che hanno permessoloro di perseguire questa professione.
In Occidente la situazione si sta stabilizzando solo negli ultimi tempi con gli sforzi portati avanti soprattutto da Germania e Francia. Questo ritardo ha portato diversi talenti europei ed americani ad abbandonare lascena esportiva in favore di strade più sicure e, solo ultimamente, stiamo vedendo un consistente e crescente gruppo di giovani giocatori che credono ci possa essere un futuro nella carriera di Cyber atleta.

Strutture ed attitudine
Come anticipato l’assenza di un supporto statale ha rallentato anche la costruzione di strutture dedicate e quindi di un sistema di scouting dei talenti: fino a poco fa non esistevano campus estivi, sfide universitarie, borse di studio esportive o tornei giovanili che aprissero la via agli aspiranti atleti.
L’assenza di questo tipo di sostegno ha creato un’attitudine più rilassata nei giocatori occidentali portandoli a considerare questo tipo di carriera come un hobby e non come qualcosa di permanente.
Inoltre nella cultura orientale vige un’attitudine a perseguire l’eccellenza nel proprio operato cosa che, sposata all’ amore per la Patria, porta ad un diverso concetto di allenamento che viene portato quasi allo stremo. In alcuni casi i giocatori vivono una vita simile a quella delle ginnaste: un sistema di allenamento tremendo che mira a portare i giocatori al picco delle performance per qualche anno, prima dell’arrivo del “Burnout”.
Questo fenomeno è una costante nel mondo esportivo, ma è molto più facile vederla in Oriente: spesso i giocatori che vincono un titolo mondiale hanno un calo di performance nella stagione seguente causato proprio da un allenamento troppo intensivo.
Un diverso approccio al gioco
Avendo potuto lavorare con atleti coreani posso dire che questi vedono il lavoro di squadra in maniera molto diversa dai team occidentali: c’è un maggiore spirito di sacrificio e l’ego del singolo, per quanto riguarda le decisioni sul campo, viene facilmente messo da parte; questo permette di avere squadre più unite e con me conflitti interni motivo per cui, anche a causa delle barriere linguistiche e culturali, è raro vedere un occidentale nelle squadre cinesi e coreane.
Quando volgiamo lo sguardo al resto del mondo troviamo invece una cultura del singolo diversa in cui l’ego delle persone è molto più grande. Questo atteggiamento può essere sia un bene che un male a seconda della situazione: un giocatore sicuro di sé è capace di impattare molto la partita e di minare gli sforzi dell’intera squadra avversaria.
Una prova di questo è,per esempio, la run del team di League of Legends dei G2 nel 2019 quando, grazie ad uno stile di gioco atipico e basato sulle giocate dei singoli, la squadra è riuscita ad arrivarealla finale dei mondiali.
Questa filosofia è ciò che divide questi due mondi: se guardiamo al mondo esportivo in generale l'Asia domina su quasi tutti i fronti, ma negli FPS l’Occidente ha la meglio.
In un gioco dove il singolo può fare la differenza in ogni round la sinergia e la coesione di squadra è una forza su cui si può fare meno leva.
In conclusione entrambi gli emisferi hanno i loro pregi e i loro difetti, ma col tempo, stiamo vedendo come entrambi stiano imparando l’uno dall’altro, scambiandosi idee e punti di vista in quello che è uno scambio culturale su scala globale.



